Dopo Palanka. Brevi raccomandazioni per chi si reca in Valle d’Aosta (Manni, 2012) e Come una pietra che cade. Esercizi di sopravvivenza in provincia (Mimesis, 2020), Pierluigi Vuillermin conclude la sua personale 'trilogia dell’orfanitudine' con Tre gatti. Un ragazzo (CN, 2025), dal 6 giugno disponibile in libreria e sulle piattaforme di bookshop online.
L’autore, insegnante di filosofia e storia nei licei, vive e lavora ad Aosta. Anche in quest’ultimo libro lo scenario di fondo è l’immaginaria "città di A.”, con i suoi grotteschi e stravaganti abitanti, descritta per la prima volta nella sarcastica invettiva di 'Palanka'. Ora in questa città surreale, allo stesso tempo amata e odiata, si svolgono le lievi e fantastiche avventure di tre gatti e di un ragazzo protagonisti dei quaranta brevi racconti del libro che, con una prosa in equilibrio tra narrazione libera e riflessione allegorica, affrontano con ironia e leggerezza il tema della mancanza e del conseguente senso della perdita e dello scacco che sono la “cifra esistenziale” della condizione umana dell’orfano.
Sinossi
Bento, Sirio e Chat-Badà sono tre gatti molto strani. Insomma, un po’ reali e un po’ il prodotto della fantasia del loro autore. Vivono insieme a Piero, un ragazzo che ha perso il padre in tenera età e se ne sta sempre tutto solo a pensare e a fantasticare. Perciò hanno deciso di adottarlo, per trascinarlo in mezzo al mondo e aiutarlo a crescere. Le loro sono piccole avventure a lieto fine, storie semplici di vita quotidiana, divagazioni varie sull’esistenza delle cose, incontri fugaci con altre vite e creature.
Quello che accomuna i tre gatti e il ragazzo, nonostante le differenze, è la caparbia volontà di dare un senso a qualcosa che, sin dal principio, è andato perduto (o comunque storto). Le loro imprese non sono eccezionali e forse non meritano nemmeno di essere ricordate. In questi racconti brevi, nella forma epigrammatica di apologhi e parabole – che non vogliono insegnare niente, ma semplicemente inseguire i sussurri e le grida di una voce interiore –, l’autore si concede il puro piacere di narrare le sobrie e ordinarie peripezie dei suoi stralunati e disperati personaggi.