"Una piccola modifica, ma un cambiamento fondamentale per oltre cinque milioni di persone che vivono, lavorano e studiano in Italia senza essere ancora riconosciute come cittadine e cittadini".
Così l'Anpi Valle d'Aosta ricorda l’obiettivo del referendum sulla cittadinanza, che propone di ridurre da 10 a cinque anni il periodo di residenza legale necessario per poter richiedere la cittadinanza italiana. I requisiti restano invariati: non cambia nulla in termini di legalità, contributi versati, conoscenza della lingua o integrazione. Cambia solo un dato: il tempo d’attesa per poter iniziare l’iter. Un tempo che, nella realtà, è ancora più lungo: oggi chi vuole diventare cittadino italiano deve attendere non meno di 14-15 anni tra i 10 di residenza richiesti e gli ulteriori tre o anche cinque anni di pratiche burocratiche, "spesso volutamente rallentate", afferma l'Anpi.
"Con il dimezzamento proposto, i tempi effettivi resterebbero comunque attorno ai nove o 10 anni, ma sarebbe un primo passo concreto verso una maggiore giustizia e inclusione - sostiene l'Associazione partigiani -. Vale la pena ricordare che in molti Paesi europei il requisito minimo è già di cinque anni, segno che è possibile coniugare legalità, sicurezza e inclusione con maggiore efficacia".
Per discuterne insieme alla cittadinanza, sabato 24 maggio alle ore 18,30 nel salone del ristorante Intrecci in via Binel 12 ad Aosta, si terrà un incontro pubblico promosso da Arci VdA, Acli VdA e Anpi VdA e moderato da Chiara Isabelle Berard. Ospite speciale dell’incontro sarà Sephani Maddage, attivista e portavoce del comitato nazionale 'Dalla Parte Giusta della Storia', promotore del referendum.
Insieme a lei, prenderanno la parola anche valdostani che racconteranno in prima persona il proprio complesso percorso verso la cittadinanza italiana. Un’occasione per informarsi, confrontarsi e sostenere un cambiamento possibile, concreto e necessario.