Non fosse che quel tardo pomeriggio del 20 gennaio scorso almeno due pazienti in attesa e in arrivo dal Pronto Soccorso siano stati 'scavalcati'; non fosse che la Tac sia stata eseguita in orario di turno e regolarmente timbrato così come gli spostamenti dentro e fuori l'ospedale; non fosse che qualcuno ha cancellato le immagini registrate dalla strumentazione nella evidente consapevolezza di aver commesso reati; non fosse che probabilmente di quella Tac manco ce ne sarebbe stato bisogno; non fosse che l'intervento alla micia è stato eseguito senza anestesia (sono medici, mica veterinari che sanno quanta anestesia occorre per il drenaggio pneumotoracico a un gatto); non fosse che almeno alcuni dei protagonisti di questa vicenda abbiano agito dal primo momento per depistare gli accertamenti ed eliminare le prove; non fosse tutto questo probabilmente mai ci saremmo trovati a narrare le gesta della girandolona gatta Atena, del suo proprietario - il radiologo interventista Gianluca Fanelli - e di alcuni suoi stretti collaboratori, ma tant'è.
Quando lanciammo la notizia, il 3 febbraio scorso, ci era parso chiaro che niente quadrasse in questa storia ma ancora non potevamo immaginare 'quanto'.
Oggi con Fanelli (marito della senatrice Nicoletta Spelgatti), sono sotto accusa Massimiliano Natrella, primario del reparto di Radiologia del 'Parini'; Giulia Sammaritani, tecnica di radiologia, figlia del consigliere regionale Paolo Sammaritani (Lega VdA) e la sua collega Denise Barone. è accusato di peculato, esercizio abusivo di professione veterinaria, truffa allo Stato per timbrature non correlate e interruzione di pubblico servizio, reato quest'ultimo contestato anche a Giulia Sammaritani e alla sua collega Denise Barone.
Ma se oggi il quadro degli accadimenti, almeno per l'accusa, è chiaro e comprovato lo si deve al capillare, certosino, competente lavoro dei carabinieri del Nas della sezione di Aosta, che si sono avvalsi anche della piena collaborazione degli ispettori della Usl. Un impegno corale e senza sosta, fatto di difficili e imbarazzanti interrogatori, di memorie virtuali ricostruite, di verifiche tecniche al limite del possibile.
Al di là delle circostanze 'fattuali' - ovvero l'aver visitato e operato un animale in spazi riservati alla sanità pubblica per gli esseri umani, di averlo fatto in barba ai pazienti in attesa, di aver agito nonostante il rischio di importanti contaminazioni batteriche e per di più facendo probabilmente soffrire inutilmente Atena perché 'drenata' senza anestesia e perché, a detta del veterinario che la visitò accuratamente, di quell'intervento non ce n'era bisogno - ve n'è un'altra che forse fra tutte è la più incresciosa, per gli inquirenti del Nas e della Sanità coordinati dal pm Manlio D'Ambrosi. E' l'aver accertato la sistematica opera di nascondimento dell'accaduto e dei conseguenti tentativi di inquinamento delle prove risultanti, non appena è stato chiaro ai medici e ai tecnici intervenuti che prima o poi sarebbero stati 'scoperti' e che comunque nei corridoi dell'ospedale 'la cosa si sapeva'. Per i carabinieri è certo che gli indagati han fatto di tutto per sottrarsi da qualcosa che sapevano essere profondamento contrario all'etica del protocollo sanitario ospedaliero e non solo a quello.
E non rappresenta certo un'attenuante, semmai è vero il contrario, il fatto che lo stesso Nas abbia potuto verificare che il caso non ha precedenti, almeno in Italia e forse in Europa. Nulla a che vedere con il cane del Soccorso alpino operato d'urgenza nella sala secondaria di un Pronto soccorso negli anni Novanta: quello fu un intervento di reale, estrema urgenza per salvare un animale dalle doti davvero preziose nelle operazioni di salvataggio; deciso in accordo fra personale della Protezione civile, medici e dirigenza ospedaliera ed eseguito 'alla luce del sole' nell'angolo di una stanza predisposta per l'occasione, in quel momento inutilizzata e ben distante da pazienti e utenti della struttura.
Con tutto il bene possibile per la gatta Atena e con il piacere di saperla in vita e in buona salute, qui le cose sono andate diversamente.