E' stata sentenziata dal Tar del Lazio l'inammissibilità del ricorso di tre notai torinesi che intendevano praticare, seppure occasionalmente, la professione in Valle d'Aosta.
Riporta l'agenzia Ansa che i ricorrenti puntavano sulla possibilità fornita dalla Legge annuale per il mercato e la concorrenza varata nel 2017, che - a detta dei tre professionisti - garantirebbe loro l'opportunità di lavorare in tutto il distretto della Corte d'appello di Torino, dentro cui ricade anche la piccola regione alpina. Riporta il sito del Consiglio nazionale del notariato che in Valle d'Aosta gli studi notarili sono sei - uno ogni 20 mila residenti - e in Piemonte circa 300, uno ogni 13 mila. Nel 2022 il numero di atti ogni 100.000 abitanti nella nostra regione (7.812) è stato superiore a quello del Piemonte (6.989).
Citando lo Statuto speciale della Valle, i giudici amministrativi scrivono che "nella Valle d'Aosta la lingua francese è parificata a quella italiana. Gli atti pubblici possono essere redatti nell'una o nell'altra lingua [...]".
In quanto "ufficiali pubblici" i notai - come evidenziato dal ministero della Giustizia costituitosi in giudizio - svolgono un'attività che implica "un quotidiano confronto con le diverse realtà linguistiche presenti nel territorio regionale di riferimento" e per questo "è necessario posseggano la conoscenza della lingua francese secondo le modalità previste dalla norma".