A livello di opinione pubblica, la querelle italo-elvetica tra le società di gestione del tunnel del Gran San Bernardo è divenuta cosa nota solo lunedì 13 novembre per un lungo articolo pubblicato sulla testata 'tvsvizzera.it', prontamente ripreso e approfondito da Laprimalinea.it. Ma in ambito politico-istituzionale in molti erano perfettamente a conoscenza della diatriba.
E tutti hanno taciuto perché - e questo emerge chiaramente approfondendo il caso - tutti hanno qualche 'segreto' da proteggere oppure scorrettezze da nascondere.
Ad esempio: i vertici della Società Italiana per il Traforo del San Bernardo Spa Sitrasb ricevono dalla omologa svizzera Société Tunnel du Grand-Saint-Bernard SA-TGSB le fatture per gli acconti da pagare per la realizzazione del cunicolo di sicurezza e per il restauro della soletta di ventilazione che aveva ceduto nel 2017: nelle casse c'è quello che c'è e allora il Presidente del tunnel, Edi Avoyer, prende tempo e non dice nulla al CdA di Sitrasb, cui evidentemente da un certo punto di vista va bene così perché che ci siano conti da pagare si sa, ma se nessuno avanza il credito...e poi gli svizzeri han fatto tutto da soli: progetti, preventivi, lavori...che aspettino allora. Così le fatture si accumulano e si trasformano in un 'segreto' da custodire, invece che in un saldo da garantire. Passano i mesi, gli elvetici si irritano e prendono a minacciare gli italiani: ci dovete pagate e in fretta, altrimenti chiudiamo il tunnel perché non è sicuro oppure, al limite, ci teniamo tutti gli incassi, i nostri e i vostri, fino al saldo del vostro dovuto (che è arrivato a 26 mlioni di euro). In realtà il traforo insicuro non è, le ditte di manutenzione della galleria ci operano regolarmente, il cunicolo di sicurezza è stato inaugurato e il cantiere per la soletta procede bene. Quindi il traforo non si può chiudere e la pretesa minaccia svizzera si rivela una scorrettezza istituzionale senza precedenti, di cui è vittima il presidente della Giunta regionale, Renzo Testolin il 29 maggio di quest'anno, quando riceve una letteraccia da Olivier Français, presidente di TGSB. La lettera evidenzia il debito di Sistrab maturato verso TGSB e la necessità da parte della stessa Sitrasb di richiedere una proroga sino al 2070 della concessione fino al per lo sfruttamento del tunnel, al fine di poter ottenere un corposo e adeguato finanziamento per fronteggiare i costi dei lavori alla soletta (che mai sarebbe concesso con l'attuale scadenza al 2034, lasso di tempo troppo breve per consentire di onorare prestito e interessi).
Dai toni formali e gentili delle prime righe la missiva di François diventa presto perentoria, pressante, informando il Presidente Testolin che nonostante "le tante discussioni e i confronti nelle diverse commissioni miste, ci dispiace constatare che il nostro partner Sitrasb non ci può garantire la propria quota di finanziamento dei lavori intrapresi nel tunnel". E dal canto suo "la società TGSB non può accettare questo stato di fatto vista l'urgenza dei lavori evidenziata dai tecnici esperti dei nostri due Paesi". Poi, la vera e propria 'diffida', formulata da chi si crede forte perché sa di esserlo: "TGSB da questo mese (maggio 2023 ndr) inizierà i lavori e invierà a Sitrasb la sua 'quota parte' che, a memoria (sic! un dirigente svizzero che fa i conti a memoria...quando mai si è visto...) si eleva al 50% del costo totale dei lavori. In caso di mancata copertura (da parte italiana ndr) TGSB assicurerà per un anno le liquidità necessarie (10 milioni di euro) con un interesse minimo del 5%". Se entro questo termine (che scadrebbe dunque nel giugno 2024) da Sitrasb non dovessero arrivare i soldi della propria quota parte "la Confederazione elvetica potrebbe chiederci di chiudere il tunnel del Gran San Bernardo o di proseguire i lavori ma non coprirebbe certo l'omesso pagamento da parte di Sistrasb".
Di più, Olivier Français intima che "in questo caso TGSB si riserva ogni opzione possibile per ottenere il pagamento dei lavori della soletta di ventilazione" paventando così anche il trattenimento degli incassi ai due ingressi del traforo". Français definisce la situazione "molto preoccupante" e parlando della "società sorella" Sitrasb ammette che" deve sfortunatamente vivere una situazione molto disagevole anche per le continue risposte ambigue dei suoi organi di tutela...". La lettera si chiude retoricamente con il rimando ai "primi realizzatori del tunnel che ebbero una reale visione del futuro" e con la speranza che identica veggenza l'abbiano i gestori attuali (frase che può essere interpretata in diversi modi...), ma soprattutto chiede di avere "risposte chiare sugli impegni futuri, ovvero certezze al posto di continue incertezze". Era maggio 2023.