Religio et Fides - 12 novembre 2023, 08:00

'Mattino', 1884-Edward Munch (1863-1944)

Lettura d'arte domenicale a cura di Don Paolo Quattrone

'Mattino', 1884-Edward Munch (1863-1944)

 

 

 

Cosa o chi cerco appena sveglio? Riflessione che può nascere leggendo le parole con le quali si apre il salmo 62: “O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia…”.

Il salmista afferma di voler cercare il Signore fin dall’aurora cioè ancor prima del sorgere del sole. A chi e a cosa penso appena apro gli occhi al mattino? Al mio smartphone per vedere chi mi ha scritto di notte o per buttarmi subito su qualche social o gioco? Agli impegni da affrontare nella giornata o alle contrarietà che potrebbero affacciarsi? Alle persone che amo e che mi amano? (e questo sarebbe già una buona cosa). A qualche discussione avuta nella giornata precedente? A ciò che non và?

Se invece iniziassi sostando un istante in silenzio e poi facendo il segno di croce, recitando una preghiera oppure leggendo qualcosa o rivolgendomi in modo spontaneo a Dio per affidargli la giornata, non sarebbe male come inizio! Il rischio è quello di cominciare già stanchi e non perché si è dormito male; vuoti e non perché non abbiamo mangiato a sufficienza a cena ma semplicemente perché siamo come le cinque vergini stolte della parabola che narra Gesù e che troviamo nel brano di Vangelo: senza olio nelle nostre lampade, vuoti e spenti perché sintonizzati su tutto meno che su Dio.

Un detto recita così: “Il buongiorno si vede dal mattino!” infatti a seconda di come inizio la giornata dipende per certi versi il suo prosieguo; c’è anche questo modo di dire: “svegliarsi con il piede sbagliato” a volte si comincia con il passo sbagliato: appena sveglio ho già il cellulare in mano, oppure inizio dal mio io convincendomi che tutto dipende da me e affronto l’inizio di un nuovo giorno come se andassi al fronte a combattere per difendere la mia immagine e posizione mentre iniziare pregando contribuirebbe a guardare la realtà da un’altra prospettiva, aiuterebbe a ricordare  che non cammino solo per le strade della vita perchè i miei passi sono affiancati da quelli di Dio.

C’è chi appena sveglio si sintonizza subito sulle ultime notizie dal mondo, forse sarebbe meglio cominciare connettendoci con la più bella notizia che c’è: Dio è sempre al mio fianco ed è pronto a vivere la giornata con me.

Sono piuttosto dure le parole che Gesù fa pronunciare al re della parabola quando respinge le vergini che arrivano in ritardo alle nozze: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Il Signore per me può essere un perfetto estraneo e sconosciuto pur credendo che esiste, una sorta di soprammobile che tengo da qualche parte e non Qualcuno da incontrare e da tirare dentro per coinvolgerlo in ciò che vivo. Altro che, all’aurora ti cerco, non lo cerco a nessuna ora, non gli concedo mai un appuntamento perché troppo preso da me, concentrato sulle mie forze e priorità, da ciò che ho da fare, da quello che non và pensando che pregare sia solo une perdita di tempo.

A lungo andare diventiamo come le vergini stolte: privi dell’olio, senza spiritualità, senza un minimo di relazione con Dio.

Viviamo in un tempo dove ci preoccupiamo di avere corpi sani, belli, puliti, prestanti, giovanili anche a cent’anni ma spesso vuoti, senza luce interiore. Possiamo correre il rischio di essere delle belle lampade ma spente.

Stiamo attenti perché arriva il momento, quando meno ce lo aspettiamo, dove non basta contare solo sui nostri mezzi e capacità, su ciò che abbiamo, sull’immagine che ci siamo costruiti ma occorre una luce e una forza interiore che non possiamo attingere da noi stessi ma solo relazionandoci con Dio.

Edward Munch (1863-1944) è stato uno degli artisti più prolifici della storia dell’arte spesso lo colleghiamo al suo celebre 'Urlo' o a opere caratterizzate da scene che evocano angoscia o dolore ma vi sono molte eccezioni come nel caso di Mattino (1884), un quadro solare, carico di energia, una donna si è svegliata e si appresta a scendere dal letto e volge lo sguardo verso la finestra dalla quale giunge il bagliore del sole.

E’ un’opera giovanile con la quale intendeva, sulla scia dell’impressionismo, catturare la magia della luce, lui stesso scrivendo ad un amico cita il quadro sottolineando l’intento di voler valorizzare la luminosità: “Bianche le lenzuola, bianca la camiciola, il comodino è coperto da una tovaglia bianca, tende bianche e pareti azzurra. Questi i colori".

Concludo citando un altro detto: “Chi comincia bene è a metà dell’opera”: forse vivremmo con un altro spirito le giornate se le iniziassimo guardando verso Dio, concedendo alla sua luce di illuminare e scaldare il nostro risveglio. 

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Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta. Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte. Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura.

Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea. Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito. Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore.

Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.  

don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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