E' iniziato oggi giovedì 12 ottobre, al tribunale di Torino, il nuovo processo di Appello sulla legittimità o meno della confisca dei beni eseguita nel 2019 dalla Dda di Torino nei confronti del ristoratore aostano Antonio Raso (foto sotto), condannato in primo grado nel processo Geenna sulla 'ndrangheta in Valle, con sentenza di secondo grado annullata dalla Cassazione e rinviata alla Corte d'Appello di Torino per un nuovo giudizio insieme ad altri tre imputati (data ancora da fissare).
La Corte di Cassazione il 13 aprile scorso aveva annullato, con rinvio a nuovo processo, la confisca dei beni di Raso. Per i Supremi Giudici, non vi è alcuna sproporzione tra i beni posseduti e i redditi dichiarati dal ristoratore e quegli stessi beni non sono provento di attività illecita. Di più, l'acquisizione dei beni "non risulta correlata cronologicamente al giudizio di pericolosità sociale formulato nei confronti di Raso dalla Corte di appello di Torino, occorrendo verificare se tale condizione soggettiva, che si faceva risalire al 2009, si era manifestata al momento dell'acquisto dei beni confiscati".
Oggi il procuratore generale ha chiesto la nomina di un perito contabile per una valutazione approfondita. I giudici hanno aggiornato l'udienza e hanno fissato la data di giovedì 19 maggio per la nomina dell'incarico.
Quanto alla 'pericolosità sociale' dell'imputato, per stabilire o meno la sussistenza della quale è stato fissato processo di Appello a Torino per martedì 17 ottobre, secondo la Suprema Corte di Cassazione "l'acquisizione dei beni confiscati non risulta correlata cronologicamente al giudizio di pericolosità sociale qualificata formulato nei confronti di Raso dalla Corte di appello di Torino, occorrendo verificare se tale condizione soggettiva, che si faceva risalire al 2009, si era manifestata al momento dell'acquisto dei beni confiscati". Per la Dda, invece, la pericolosità sociale qualificata di Raso risalirebbe "quanto meno al 2009”. Inoltre, “l’acquisizione, o quanto meno l’alimentazione” di una serie di beni del suo patrimonio sarebbe avvenuta “in costanza di detta pericolosità e in condizioni di palese sproporzione economico-reddituale rispetto al valore dei medesimi”. Tesi che però non ha convinto i Supremi Giudici.
Antonio Raso è stato scarcerato il 31 marzo scorso insieme agli altri tre imputati in Geenna (Monica Carcea, Nicola Prettico e Alessandro Giachino) dopo oltre quattro anni di custodia cautelare. L'Appello 'bis' per tutti e quattro è fissato per il prossimo 15 novembre.