Forse (ma va ancora dimostrato) ha 'parlato troppo' ma non può essere condannato per aver abusato dei suoi poteri d'ufficio il medico 59enne aostano Livio Leo, direttore della Struttura di ostetricia e ginecologia dell'Usl VdA. Lo ha stabilito la Terza sezione della Corte di Cassazione annullando - con rinvio a nuovo processo di Appello per la sola imputazione di rivelazione di segreto d'ufficio - le sentenze di condanna per abuso d'ufficio emessa nei confronti del professionista sanitario e nei confronti di un suo collega, Enrico Negrone, 64 anni, in quanto il fatto non è più previsto dalla legge come reato. La sentenza dei Supremi Giudici è giunta nella serata di ieri.
Lo scorso novembre i giudici della Quarta sezione penale della Corte d'appello di Torino avevano condannato a 10 mesi di carcere Leo e a otto mesi Negrone nell'ambito di un procedimento relativo a un concorso per medici ginecologi, promosso dalla Usl nella primavera del 2018.
Il fascicolo era stato aperto nei primi mesi di quell'anno, a seguito di un esposto alla Procura di Aosta da parte dell'allora assessore regionale Emily Rini, che aveva letto sulla testata online Aostacronaca un'articolo inerente possibili brogli nel concorso. Leo era presidente della commissione giudicatrice delle prove, Negrone era membro della commissione.
Erano stati assolti Veronica Arfuso, Andrea Capuano, Francesca Deambrogio e Riccardo Fiorentino, ovvero i quattro candidati che avevano superato la prima prova scritta, poi annullata dall'Usl. Le indagini erano state coordinate dal pm Luca Ceccanti. Secondo gli inquirenti durante il concorso erano stati favoriti proprio i quattro candidati finiti a giudizio, che conoscevano Leo e che con lui avevano già curato pubblicazioni scientifiche. Erano stati loro gli unici a superare la prova contestata, dalla quale erano rimasti esclusi altri tre ginecologi.