Raccolte al Mercato - 29 maggio 2023, 10:00

Maggio 1913-maggio 2023; lo scandalo del balletto 'Il rito della primavera'

Composto da Igor' Fëdorovič Stravinskij; travolgente, audace e azzardato per l' epoca, inizialmente rifiutato dal pubblico ma apprezzato in seguito come una delle opere d'arte più rivoluzionarie del tempo e riproposto nel tempo da grandi artisti

Maggio 1913-maggio 2023; lo scandalo del balletto 'Il rito della primavera'

S'intitola 'Le sacre du Printemps' (Il rituale della primavera' o 'Il rito della primavera'). La composizione venne commissionata al compositore russo Igor’ Fëdorovič Stravinskij nel tardo autunno del 1912.

Il balletto debuttò il 29 maggio 1913 al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, creato per i Balletts russes di Sergej Pavlovič Djagilev con scenografie di Nikolaj Konstantinovič Roerich e coreografie di Vaclav Nižinskij.

Nel Sacre, Stravinskij approfondì l'elemento che aveva già sperimentato nei suoi due primi balletti (L’Oiseau de feu e Petrouchka), ovvero il ritmo.

L’idea dell’opera venne a Stravinskij nel 1910, mentre lavorava all’Uccello di Fuoco per la compagnia dei Balletti russi; il compositore stesso affermò in una delle sue biografie: “Un giorno, ho visto nella mia immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, osservano la danza di morte di una giovane vergine, sacrificata per propiziare il Dio della primavera”.

Dalle profondità dell’inconscio, giunge a Stravinskij l’immagine di un rito in cui si propizia la divinità col sacrificio umano sperando che ella permetta il ritorno della primavera.

L’opera presenta ritmi ossessivi e prevede insoliti utilizzi dei diversi strumenti con lo scopo di creare tensione e stridenti effetti timbrici. Il balletto e la musica erano qualcosa di profondamente nuovo per l 'epoca e lo stile artistico classico.

La prima rappresentazione risultò troppo 'stonata' e 'forte' agli spettatori tanto da creare una vera e propria rivolta teatrale. Non riuscivano a sopportare né i suoni né i movimenti dei ballerini relativi a riti pagani, passioni brutali e sacrifici umani.

La sagra della primavera è un balletto in due grandi parti: “L’adorazione della terra” e “Il sacrificio”.

Nell’introduzione in tempo lento l’autore riproduce il terrore della natura di fronte alle meraviglie dell’universo, sul primo staccato e violento degli archi e dei corni, segue la “Danza degli adolescenti”, iniziati da una vecchissima donna ai misteri della natura. Il culmine della danza è raggiunto nel ‘Giuoco del rapimento’; ai giovani si uniscono le fanciulle nelle ‘Danze primaverili’ e nel successivo ‘Giuoco delle civiltà rivali’. Ed ecco giungere il vecchio saggio della tribù che con la sua benedizione dà luogo a una nuova danza selvaggia: ‘La danza della terra’.

Nel secondo atto, “Il sacrificio”, inizia con una melodia lenta e misteriosa che introduce i ‘Cerchi misteriosi delle adolescenti’, nel corso dei quali viene prescelta la vittima che deve essere sacrificata alla primavera: “Glorificazione dell’eletta”. Si rievocano gli avi che con la loro azione rituale preludono alla conclusiva ‘Danza sacrale dell’eletta’: quest’ultima dopo una danza folle e disperata, crolla al suolo priva di vita, trasmettendo alla natura la sua giovinezza.

L’asprezza della musica con i suoi intensi ritmi primordiali suggerisce posizioni contorte, flessioni, rovesciamenti più prossimi alla danza libera di Isadora Duncan che alla danza accademica. Nijinsky ha colto queste sensazioni creando movimenti duri, primitivi, con le gambe en dedans, le braccia che dondolavano pesanti, le teste che penzolavano di lato con gruppi di ballerini che formavano masse sul palcoscenico e di passi semplici e naturali. La versione di Nijinsky è stata replicata solo cinque volte a Parigi e tre a Londra.

Il 'disastro' ottenuto dal balletto causò la bancarotta del proprietario del Théâtre des Champs-Élysées. Poi, con il passare del tempo la genialità del lavoro è stata universalmente riconosciuta e ovunque per decenni è stato 'sold-out.

Le Sacre du Printemps è oggi una delle opere più importanti del XX secolo, tanto da aver ispirato numerosi coreografi: Maurice Béjart, Pina Bausch, Jean-Claude Gallotta, Angelin Preljočaj, Martha Graham, Uwe Scholz, Emanuel Gat.

Ognuno di loro ne ha proposto una versione personalizzata, seppur aderente al testo e alla composizione originali.

Fonte: Theatron2.0. wezbzine 

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