Lo chiamavano, e non a torto, l'imprenditore 'acchiappa-appalti' perché con la sua società DIGRA srl si muoveva disinvolto tra politici e dirigenti comunali, riuscendo ad accaparrarsi dagli enti pubblici lucrosi lavori edili.
Due di questi, per un valore complessivo di 160mila euro circa Gianfranco Violi, 46 anni, residente a Volpiano, li aveva vinti anni fa in Valle d'Aosta o meglio in due comuni valdostani in alta e media Valle. Appalti oggetto di indagini antimafia di cui si legge con tanto di contabilità allegata nelle carte giudiziarie di 'Platinum', maxioperazione internazionale coordinata nel maggio 2021 dal Procuratore capo della Dda di Torino, Anna Maria Loreto e dal sostituto procuratore Valerio Longi nei confronti di decine di indagati ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta, attive principalmente nel 'locale' di Volpiano, per la 'ndrina Agresta di Platì (RC), nonché nei confronti di esponenti della famiglia Giorgi, detti 'Boviciani' di San Luca (RC). Le dichiarazioni del pentito Domenico Agresta (figura chiave anche nell'inchiesta Geenna della Dda di Torino e dei carabinieri di Aosta) sono state fondamentali per l'esito delle indagini.
Ieri sono state depositate le motivazioni della sentenza emessa in rito abbreviato dal Tribunale di Torino per l'operazione 'Platinum': diciotto condanne, da un minimo di sei mesi a un massimo di 20 anni di carcere. Si tratta degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato (usufruendo quindi di uno sconto di un terzo sulle condanne). Altri hanno optato per il processo nei tre gradi di giudizio e compariranno presto in aula.
Le pene più pesanti sono state inflitte a Giovanni e Sebastiano Giorgi, mentre due omonimi, entrambi di nome Domenico Giorgi, sono stati condannati uno a 17 anni, quattro mesi e 11 anni e l'altro a due mesi e 20 giorni di detenzione; per Francesco Giorgi disposto il carcere per 16 anni mentre il sesto condannato a una pena superiore a dieci anni è Giuseppe Romeo (dieci anni e otto mesi).
L'imprenditore Gianfranco Violi (per lui diverse accuse sono cadute) è stato condannato a cinque anni di carcere. Nei confronti suoi e della moglie (che invece è stata assolta) furono eseguiti anche sequestri di esercizi pubblici alcuni dei quali sono stati confiscati.
Queste le condanne inflitte dai giudici torinesi: Gianfranco Violi 5 anni; Antonio Giorgi (classe 1986) 8 anni; Antonio Giorgi (classe 1990) 8 anni; Domenico Giorgi (classe 1963) 17 anni e 4 mesi; Domenico Giorgi (classe 1982) 11 anni, 2 mesi e 20 giorni; Francesco Giorgi 16 anni; Giovanni Giorgi 20 anni; Sebastiano Giorgi 20 anni; Valter Cesare Marvelli 9 anni e 6 mesi; Pietro Parisi 8 anni e 8 mesi; Giuseppe Romeo detto 'u Maluferru' 10 anni e 8 mesi; Stefano Sanna 7 anni e 8 mesi; Sebastiano Signati 8 anni; Luciano Vacca 5 anni e 4 mesi; Domenico Napoli 2 anni e 2 mesi; Angelo Lucarini 4 anni; Piero Filippo Colacicco 8 anni e Alberto Lapucci 6 mesi.
I Nirta, 'Maluferru' e i quattro chili di cocaina da vendere in Valle
Diversi nomi compaiono decine, centinaia di volte e si intrecciano nella mole delle carte tra intercettazioni e verbali di interrogatorio che compongono i fascicoli delle inchieste Platinum e Geenna. Uno di questi nomi è quello del 37enne sanlucoto Giuseppe Romeo 'u Maluferru', in entrambe le inchieste descritto dal pentito Daniel Panarinfo come un importante narcotrafficante e 'contatto' di primo piano, dal 2014, per la costituenda 'ndrina aostana, fornitore di quattro chili di cocaina al boss Bruno Nirta e da questi portati ad Aosta nel tentativo di spacciarla tutta in un sol colpo. Ma Romeo compare anche come persona che ha avuto rapporti e motivi di tensione con altri 'ndranghetisti proprio nell'ambito dell' attività di narcotraffico. Da un intercettazione nell'inchiesta 'Geenna' del colloquio tra il pregiudicato Rosario Strati e Marco Fabrizio Di Donato, condannato a nove anni nel processo Geenna a Torino, emergono molteplici riferimenti a "Maluferru'' e a motivi di contrasto tra Strati e lo stesso Giuseppe Romeo. Contrasti che tornano nelle carte di 'Platinum'.
Per gli investigatori dell'Arma e per la Dda di Torino "ciò ovviamente, oltre a costituire un prezioso riscontro alle dichiarazioni di Panarinfo conferma l'inserimento di Marco Fabrizio Di Donato nella 'ndrangheta ad un livello gerarchico apicale. Non si spiegherebbe diversamente perché egli venga reso edotto di dinamiche delinquenziali che coinvolgono personaggi di caratura criminale indiscussa e si riferiscono e fatti e circostanze di estrema gravità".
Nel novembre 2020 Romeo è stato condannato in primo grado a 20 anni di carcere per associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, detenzione di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori ed auto-riciclaggio. Si era dato latitante ma è stato arrestato nel marzo 2021 in Spagna nell’ambito dell’operazione 'European ‘ndrangheta Connection'.
Soprannominato 'u pacciu', 'maluferru' e 'u nanu', è fratello di Domenico Romeo detto 'Mico Corleone' (anche lui condannato a 20 anni) e figlio di Antonio Romeo, alias 'centocapelli', ritenuto vicino alla cosca 'Staccu' di San Luca.