Religio et Fides - 15 gennaio 2023, 10:30

'Croce di gesso' - 1969; di Walter De Maria (1935-2013)

"Gesù morendo sulla croce ha posto un segno, un limite al male e al peccato per rivelarci che non possono inseguirci ovunque, se vogliamo è sufficiente superare quel confine per trovare il perdono, la speranza, il desiderio di ripartire, di ricominciare una vita più bella e alla fine dell’esistenza la risurrezione" don Paolo Quattrone

'Croce di gesso' - 1969; di Walter De Maria (1935-2013)

Letture d’arte è un’idea nata dieci anni fa che don Quattrone ha realizzato e che sta portando avanti per il settimanale Il Corriere della Valle della Diocesi di Aosta.

Si tratta del commento delle letture della domenica compiendo un viaggio nello sconfinato panorama della storia dell’arte.

Ogni settimana accosta la Parola di Dio della domenica ad un’opera, spaziando in varie forme espressive quali la pittura, la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura. Si tratta di un percorso che si muove nelle varie epoche, senza pregiudizi, scoprendo la forza e la bellezza non solo dell’arte antica ma anche di quella moderna e contemporanea.

Questo cammino è iniziato quasi per gioco e sulla scia degli studi compiuti all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano dove Paolo Quattrone si è laureato nel 2008. La sfida è quella di riscoprire l’arte come canale privilegiato per rientrare in noi stessi, parlare di Dio e andare a Lui.

Il pensiero di fondo che caratterizza questa esperienza è quello che un’opera d’arte è tale nel momento in cui riesce a farci andare oltre la superficie, oltre la realtà. L’artista, come sosteneva Kandinskij, è un sacerdote che ha la missione di aprirci una finestra verso l’oltre, per farci accorgere che esiste una dimensione spirituale, per aiutarci ad esplorare i sentieri dello spirito.

Questo ha portato don Quattrone ad affermare senza ombra di dubbio che tutta l’arte è sacra. E’ un errore immenso distinguere tra arte sacra e profana! Esiste l’arte religiosa e non, ma non è il soggetto rappresentato che rende sacra o meno una pittura, una scultura, un brano musicale o un film ma è ciò che trasmette, l’energia, la forza che suscita nel cuore dello spettatore.

Questa esperienza è possibile non soltanto ammirando opere a soggetto religioso ma anche contemplando quadri, sculture, installazioni che apparentemente sembrano non comunicare nulla di profondo. Un’opera d’arte è tale quando acquista una sua autonomia, una vita propria, quando riesce a far compiere all’osservatore riflessioni e percorsi che vanno oltre le intenzioni dell’autore. Accostare Parola di Dio e arte vuol dire far convivere due canali che hanno la finalità di farci andare oltre la superficie, che conducono l’uomo a pensare, a scoprire la dimensione spirituale della propria esistenza.

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"Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" Parole che troviamo nel Vangelo della seconda domenica del tempo ordinario e che il sacerdote pronuncia a Messa nel momento della frazione del pane quando tiene sollevata l’ostia consacrata e il calice mostrandoli all’assemblea.

Il Battista definisce suo cugino come l’agnello, siamo in ambiente ebraico e il momento più alto della celebrazione della fede per gli ebrei è la Pasqua che avviene mangiando un agnello che simboleggia quello che ogni famiglia del popolo d’Israele, poco prima di fuggire dall’Egitto, aveva ucciso e il cui sangue era stato sparso sull’architrave della propria casa per evitare che l’angelo della morte potesse entrarvi.

Quel sangue metteva un limite alla morte, Gesù versando il suo sulla croce porrà un limite definitivo al peccato e alla morte per noi: arrivano certamente ma oltre c’è il perdono e la risurrezione.

Dio si fa uomo e ci rivela che c’è un limite al male e Lui stesso si offre per porre questo confine, lo traccia con il suo stesso sangue non più cosparso su uno stipite ma sul cuore di ogni persona. Il male, il peccato e la morte esistono ma non hanno piena libertà di azione e di movimento, anche se si fanno sentire in tutta la loro veemenza.

Gesù morendo in croce ha posto una linea di demarcazione ben chiara. Tutto ciò non è illusione ma pura realtà: possiamo sì compiere il male, incorrere in esso, perderci ma Dio è sempre pronto a perdonarci se ci pentiamo e se ci facciamo prendere per mano da Lui per farci portare oltre, dove c’è la sua misericordia. Vi è, quindi, sempre una strada per uscire da una situazione di male, di fallimento, di naufragio esistenziale; esiste sì la morte nella sua dura e cruda realtà però sarà solo un passaggio, non potrà tenerci in ostaggio per sempre, noi dovremo solo allungare la mano per farci portare da Dio, oltre, nella vita eterna.

Esiste sì in tutta la sua bruttura e tristezza l’inferno e il suo sovrano che è il demonio ma anch’egli ha un limite che è dato dall’amore: tutte le volte che oltrepassiamo il confine dell’io per aprici a Dio e agli altri abbiamo seminato e tenuto a distanza il diavolo e il suo regno malefico.

"Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo" la cui  traduzione non è propriamente corretta. Si dovrebbe dire:" che prende su di sé il peccato del mondo".

Gesù non sposta il male, non lo nasconde, c’è ed è inutile negarne l’esistenza ma lo prende sulle sue spalle, quello del passato, dell’oggi e del futuro mettendolo sulla croce. Nel giorno della sua morte , infatti, su quel patibolo non c’era appeso solo il Figlio di Dio ma vi erano inchiodati tutti i peccati della storia, tutto il male che siamo in grado di produrre nel corso di un’esistenza ma Lui vi ha tracciato una linea sopra, un confine, rivelandoci che c’è un limite oltre il quale il male non può seguirci, è sufficiente farci prendere per mano da Dio per farci portare oltre il peccato, il male e la morte.

Sono tanti i peccati del mondo che Gesù prende su di sé ma uno più di tutti ed è quello di pensare che non esista rimedio ai nostri errori e fallimenti, che una volta incappati in essi siamo in gabbia, senza speranza ed è proprio ciò che ama instillare il demonio nei nostri cuori e nelle nostre menti quando cadiamo nel male.

Per comprendere questo è sufficiente pensare ad una giornata come tante iniziata malamente e che per questa ragione pensiamo debba andare avanti così fino a sera. Non è così. Anche se qualcosa è andato storto c’è un limite, quella cosa negativa accaduta non può inquinare tutto e tutti.

La Land -art è una forma d’arte nata negli anni ’60 che si propone di creare opere nella natura come nel caso di uno dei suoi primi esponenti, lo statunitense Walter De Maria (1935-2013) che nel 1969 ha disegnato con il gesso una croce di dimensioni gigantesche sulla superficie del deserto del Nevada.

Gesù morendo sulla croce ha posto un segno, un limite al male e al peccato per rivelarci che non possono inseguirci ovunque, se vogliamo è sufficiente superare quel confine per trovare il perdono, la speranza, il desiderio di ripartire, di ricominciare una vita più bella e alla fine dell’esistenza la risurrezione. Gesù sulla croce ha posto un limite al male ed alla morte come per dire loro: fin qui potete arrivare ma oltre la giurisdizione è mia!  

A cura di don Paolo Quattrone

 

 

red.laprimalinea.it

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