Editoriale - 25 dicembre 2022, 00:40

Luce, entusiasmo, dignità; ecco i regali di questo Natale

Luce, entusiasmo, dignità; ecco i regali di questo Natale

“E’ Vigilia, partigiano, vieni a casa che mia moglie ha preparato i tajarin…”. In questo semplice invito che un anziano contadino di Langa rivolge al partigiano Johnny stremato nella neve c’è tutto il valore aggiunto del Natale, che è ricorrenza cristiana ma altrettanto momento prezioso di condivisione umana.

Ed è il valore unico e insostituibile della compagnia, dell’unione, dell’abbraccio e del bacio della ‘famiglia’ nel senso più primitivo e puro del termine, la famiglia che protegge e dona appartenenza.

Non possiamo nasconderci che in questi ultimi tre anni di baci e di abbracci ne abbiamo dati e ricevuti sempre meno, lo spettro della pandemia ha falcidiato affetti e coscienze. La società è cambiata a velocità repentina e con essa, inevitabilmente, siamo cambiati noi; è mutata la nostra intimità e i ricordi focolareschi di chi, più fortunato, ha potuto godere l’esperienza di crescere in una famiglia numerosa e unita oggi si confondono con le immagini cupe di un mondo chiuso in sé stesso, abitato da solitudini spaventate e perennemente minacciate da nuove e imprevedibili piaghe.

Un mondo che si rifugia sempre più nella falsa illusione dei regali da scartare sotto l’albero, scatole infiocchettate che vanno a riempire un vuoto emozionale e sentimentale. Non abbiamo la macchina del tempo, non possiamo riappropriarci degli odori, dei colori e dei sapori di quei giorni quando il futuro sembrava così chiaro nelle nostre mani e la vita ci appariva un campo di fiori da attraversare di corsa alla splendente luce del mattino. Dobbiamo, anzi possiamo solamente guardare avanti perché l’urgenza del momento, la percezione di star vivendo un cambiamento epocale, la fine di un’era e l’ingresso in un’altra ci pone apparentemente dinnanzi a un’unica strada che non presenta scorciatoie né vie di fuga e per giunta è in salita.

Chi guida il treno i cui binari corrono su questa strada a senso unico asserisce di averne pieno titolo, ma ne siamo sicuri?  E se invece fosse un semplice passeggero come tutti noi, persino più arrogante e presuntuoso di noi, per giunta trasgressore non avendo nemmeno pagato il prezzo del biglietto?  E se provassimo a guidarlo anche noi, il treno, per poi scoprire che in realtà di strade da percorrere ce ne sono più di una?

"Indietro non si torna", continua a ripeterci il luciferino macchinista, ma abbiamo la possibilità di far tesoro dei nostri ricordi, della nostra esperienza passata; oggi che conosciamo i nostri sbagli più grandi possiamo fare in modo di non ripeterli.

Che questo Natale segni dunque il passaggio a una nuova consapevolezza; ci dia la forza e il coraggio necessari per riprendere in mano la nostra vita le cui scelte da troppo tempo abbiamo delegato a oscuri persuasori.

Ci regali il silenzio necessario ad ascoltare la voce interiore, quella che parla dagli angoli più segreti della nostra coscienza e per questo motivo è la voce più saggia e veritiera.

Ci riporti le voci spensierate, serene della fanciullezza che solo nel tempo è perduta ma non nel nostro cuore, dove invece vive ardente e sincera così come l’abbiamo attraversata.

Ci restituisca l’autonomia personale di individui partecipi per diritto etico e naturale del consorzio umano, autonomia che se anche fosse stata calpestata una sola volta lo sarebbe stata una volta di troppo.

Ci riempia di luce, entusiasmo, dignità.

Ci riporti all’umano per l’umano, e sarebbe già abbastanza. Buon Natale.

patrizio gabetti

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