Editoriale - 24 agosto 2022, 23:53

La nostra scelta non sia la scelta degli altri

La partecipazione alle elezioni può non suscitare particolari entusiasmi in una larga fascia di popolazione, ma l'astensionismo è una pistola carica puntata contro noi stessi

La nostra scelta non sia la scelta degli altri

Noi esseri umani siamo tutti diversi l'uno dall'altro, quanto ad aspetto fisico. Eppure quando pensiamo agli extraterrestri, quando li disegniamo per un film o un fumetto, sono sempre tutti rigorosamente uguali, delle creature con tratti identici, come usciti da uno stampo di fabbrica e non da un ventre materno.

Noi esseri umani abbiamo carnagioni diverse, parliamo lingue diverse, vestiamo in modo tipico a seconda delle etnìe. Gli extraterrestri non hanno etnìa né lingua diverse, persino non hanno abiti che li distinguano.

Verrebbe da pensare benevolmente che ce li siamo immaginati come nel nostro inconscio vorremmo essere tutto sommato noi: un grande popolo globalmente unito fatto di persone simili fra loro, senza distinzioni di tratti somatici, colore della pelle, lingua, religione, usanze. Azzerate le differenze, azzerate le contese, le guerre, i razzismi, i sovranismi. Così il mio prossimo è davvero mio fratello, anzi è mio gemello.

Invece non è così: tranne pochi veri 'socialisti' nel senso puro del termine e pochi autentici fedeli praticanti, l'essere umano non cerca, non ha mai cercato l'uguaglianza se non a parole, retoricamente. Che poi in realtà è la crudelissima legge del pesce grande che si mangia quello piccolo. E per questa ragione più un popolo è piccolo più sente la necessità di rivendicare con orgoglio e, se del caso, aggressività, le proprie caratteristiche di unicità, la propria autonomia e tutto sommato spesso ne ha ben donde perché di esempi di piccoli popoli schiacciati e sottomessi a più grandi e imperialisti popoli ce ne sono a bizzeffe nel corso della Storia antica come attuale.

Dunque, tornando agli extraterrestri, sono per antonomasia i principali nemici della variegata umanità proprio perché ce li siamo immaginati così inquietantemente uguali tra di loro, come un corpo unico, enorme e compatto e per questo molto minaccioso a priori. 

Ma questa è fantascienza, e il parlarne un mero esercizio di stile. 

C'è però un luogo che i valdostani, legislativamente confinati nel loro collegio uninominale, da sempre vivono come qualcosa di autenticamente 'extraterrestre', dove 'extraterrestre' sta per ostile, 'alieno' nel senso di sconosciuto e distopico rispetto ai punti di riferimento noti e delimitati dalle vette che circondano ai quattro lati il fondo valle: il Parlamento italiano. Quel posto dove sempre più spesso le leggi regionali vengono messe in discussione quando non bocciate palesemente e dove anzi è la nostra stessa Autonomia a trovarsi sul banco degli imputati. 

Giusto o sbagliato che sia l'atteggiamento sempre più diffidente dello Stato 'extraterrestre', per confrontarsi con esso non serve schierare le artiglierie intergalattiche (non ci sono rimaste nemmeno quelle partigiane) ma c'è un unico modo: approfittare dell'occasione democratica del voto per eleggere due parlamentari che non sono mai stati e mai saranno deputato e senatore 'per' la Valle d'Aosta ma 'della' Valle d'Aosta (la differenza è grande e chi vuol capire capisca) ma che comunque hanno voce in capitolo  - e in questo senso il senatore uscente Lanièce fa scuola - per strappare qualche consenso e qualche buon risultato rispetto alle istanze, se non della nostra regione in quanto tale, almeno della montagna e delle popolazioni alpine. 

Andare a votare il prossimo 25 settembre è davvero l'unico mezzo del 'petit peuple' per far sì che le sue scelte non siano le scelte di altri, per far sì che la sua voce non sia doppiata e peggio che mai storpiata. 

Che la partecipazione alle elezioni possa non suscitare particolari entusiasmi in una larga fascia di popolazione è certo, ma che l'astensionismo sia una pistola carica puntata contro noi stessi lo è ancora di più. 

patrizio gabetti

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