Un vortice di bollette 'gonfiate', di certificati fasulli, di contratti per forniture di energia elettrica intestati fittiziamente a ignari cittadini e tante carte false per ottenere fondi pubblici e denaro da grandi società private, magari con la complicità di funzionari di pubbliche amministrazioni.
Sono gli elementi di una maxi truffa nel settore energetico scoperta durante l'operazione 'Carta Bianca' coordinata dalla Dda di Torino e condotta dal Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Aosta, guidata dal tenente colonnello Riccardo Scuderi (nella foto in basso).
Ventidue le persone arrestate nel novembre scorso e per diciassette di loro la Procura distrettuale antimafia-Dda di Torino ha chiesto il giudizio immediato per i reati, contestati a vario titolo, di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, associazione per delinquere (finalizzata in particolare alla truffa e ad altri delitti fiscali e di falso) e riciclaggio. L’udienza di fronte al Gup del Tribunale di Torino è fissata per martedi 19 luglio; centinaia i truffati che potrebbero costituirsi parti lese nel dibattimento (l’associazione di consumatori Codacons ha già dichiarato l’intenzione di costituirsi in giudizio).
Compariranno a processo Gennaro Vicidomini, 37 anni, di Nocera Inferiore (Salerno); Nirvano Bricchi, 54 anni, di Manerbio (Brescia); Benedetta Calabrese (31), di Nocera Superiore (Salerno); Marco Cardone (41), di Barletta (Bari); Antonio Di Lollo (56), di San Ferdinando in Puglia (Foggia); Andrea Di Leo (37), residente a Budapest (Ungheria); Giovanni Faranda (60), di San Maurizio Canavese (Torino); Roberto Galloro (49), di Ischia (Napoli); Maurizio Greco (50) di Torino; Giovanni Insinga (47), di Chieri (Torino); Mauro Losapio (45), di Trinitapoli (Barletta); Aldo Maria Mancino (37), di Nocera Inferiore (Salerno); Luciano Molino (50), di Napoli; Nicodemo Papandrea (52), di Cirié (Torino), Giuseppe Alessandro Salvati (48), di Ottaviano (Napoli); Ilario Sapere (33), di Torino; Massimo Scavone (51), di Venaria Reale (Torino).
"‘Carta Bianca’ è un'operazione internazionale sviluppatasi in stretta sinergia tra le autorità italiane e tedesche - ha spiegato il comandante Scuderi - con la costituzione di una squadra investigativa comune tra la procura di Aosta e quella di Duisburg che ha consentito un incessante e proficuo scambio di risultanze investigative”.
I fatti contestati "risalgono al periodo 2014-2020 - sottolinea l'ufficiale - ma l’inchiesta nacque nell’estate 2019, quando la Polizia di Duisburg chiese alle Fiamme Gialle di Aosta di svolgere accertamenti su diverse fatture emesse da una ditta tedesca verso un’azienda con sede a Saint-Christophe, la ‘Power Q Srls’. Le verifiche attestarono che l’azienda valdostana era di fatto inesistente ed era gestita da un prestanome. Si trattava di una Energy Service Company-ESCo, ovvero un soggetto economico che attestando interventi di efficientamento energetico poteva ottenere dal Gestore dei Servizi Energetici-GSE i cosiddetti ‘certificati bianchi’, veri e propri titoli di credito monetizzabili sul mercato della compravendita di energia, nel quale operano aziende pubbliche e private".
La maxi truffa aveva come conseguenza il rincaro delle bollette tramite un meccanismo a dir poco perverso. Gli inquirenti hanno ricostruito i diversi passaggi della truffa: “la comunicazione delle opere di efficientamento energetico era solo fittizia, meramente telematica – ha precisato il tenente colonnello Scuderi - non risulta eseguito alcun intervento da parte della fantomatica società valdostana, ma i certificati sono stati regolarmente emessi e ceduti a caro prezzo a clienti convinti di acquistare un titolo genuino che invece era carta straccia”.
Questo era certamente il business principale del sodalizio, ma un'altra operazione illecita emersa durante le indagini, sottolinea il tenente colonnello della GdF, è stata la stipula di contratti di fornitura di energia elettrica intestati a inconsapevoli cittadini, dei quali erano state carpite copie di carte d’identità, patenti di guida e persino passaporti, per favorire singoli privati e soprattutto aziende ‘amiche’ impossibilitate a stipulare contratti di fornitura ma anche per creare un ‘pacchetto’ di contratti ovvero un finto portafoglio-clienti a sua volta vendibile a società energetiche.
Secondo gli inquirenti della Dda, la ‘Power Q’ e altre quattro società collegate, tutte registrate in Piemonte e Lombardia, dal gennaio 2016 al luglio 2020 avrebbe ottenuto 26.695 certificati ‘bianchi’, con un ricavato illecito di oltre otto milioni di euro. Una truffa così estesa al punto da generare rincari nelle bollette di energia elettrica e gas sia domestiche sia aziendali.
“Dalle indagini svolte è emerso in modo inequivocabile - scrive il gip torinese nell'ordinanza di custodia cautelare - il meccanismo truffaldino posto in essere dagli indagati sfruttando le falle del sistema legislativo dell'incentivazione del risparmio energetico globale”. L'organizzazione era ramificata in gruppi che agivano in Piemonte, Campania e Puglia. Falle nel sistema certamente, ma resta difficile per gli stessi inquirenti scartare del tutto l’ipotesi della complicità di funzionari di enti pubblici e società energetiche. Questo perché l’acquisizione dei ‘certificati bianchi’ può essere remunerata anche tramite gli ‘oneri di sistema’ che vengono prelevati in fattura all’utente.
“Il dibattimento processuale potrà eventualmente far piena luce sugli aspetti magari ancora oscuri della vicenda”, chiosano gli investigatori di GdF e Dda. I proventi illeciti sarebbe poi finiti in una rete di riciclaggio: gli indagati “in autonomia tra loro ma sempre in stretto contatto e coordinamento con i vertici dell’associazione criminale” avrebbero emesso, verso le cinque società ESCo, fatture relative a presunte consulenze pagate con bonifici verso conti italiani e stranieri; i soldi poi venivano prelevati e riportati in Italia da complici, che trattenevano per loro una percentuale fino al 18 per cento. Ma di soldi, evidentemente, ce n’era per tutti tranne che per gli ignari cittadini gabbati.