Religio et Fides - 03 luglio 2022, 08:08

Ettore e Andromaca 1924- Giorgio De Chirico (1888-1978);"La PACE è chiedere a Dio di aiutarci ad abbracciare le parti spigolose di noi stessi, degli altri e della vita imparando ad accoglierle"

Questa domenica 3 luglio Don Paolo Quattrone ci invita, attraverso l'opera di Giorgio De Chirico e la lettura del Vangelo a riflettere sulla parola "pace"; "Il VI Libro dell’Iliade di Omero narra dell’incontro di Ettore con la moglie Andromaca che lo supplica di abbandonare la guerra contro Achille. La donna ha fattezze umane mentre l’uomo è un manichino spigoloso"

Ettore e Andromaca (1924)-Giorgio De Chirico (1888-1978)

Ettore e Andromaca (1924)-Giorgio De Chirico (1888-1978)

Mai come in questo tempo comprendiamo l’importanza della parola pace ed è proprio lei la protagonista delle letture della XIV domenica del tempo ordinario. Nella prima, tratta da Isaia, Dio promette al suo popolo che manderà su di esso la pace come un fiume, come un torrente in piena; nella seconda, tratta dalla lettera di san Paolo ai Galati, troviamo questo passaggio: “Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio”; il ritornello al Vangelo proclama:  La pace di Cristo regni nei vostri cuori, la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza; infine nel brano evangelico di Luca, Gesù invita i discepoli a invocare e portare la pace sulle case che visiteranno:  In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.

Questi passaggi conducono ad una considerazione: la pace non ce la creiamo da soli ma è un dono che viene dal cuore di Dio, noi al massimo siamo in grado di costruire tregue ma la pace è ben altra cosa. Etimologicamente per i latini significa legare, unire, saldare; per i greci è collegata a Irene la dea della pace, Eἰρήνη (Eirene) infatti vuol dire equilibrio.

Chiedere al Signore ogni giorno il dono della pace, è domandargli la forza per tenere insieme tutti i pezzi della nostra vita e farli andare insieme, in armonia, proprio tutti, anche quelli che non ci garbano. La pace, come spesso erroneamente crediamo, non è assenza di conflitti e di problemi ma è saper gestire tutto insieme a Dio, mentre solitamente quando c’è qualcosa che non va in noi o negli, d’istinto ci armiamo per combattere contro quella situazione, quel problema, quel limite, quella persona. La vera pace invece è accogliere quanto sta accadendo e affidarlo al Signore per chiedergli di disinnescare la bomba che sta per esplodere.

La guerra può scoppiare dentro noi stessi quando constatiamo le nostre debolezze, le sconfitte, i peccati, i limiti e ci rodiamo il fegato mentre ciò che occorre fare è andare da Dio e chiedergli di saper accogliere anche quella parte di noi che non amiamo e non accettiamo e questo fa crescere in noi la pace, iniziamo a convivere con quella parte di noi che vorremmo eliminare o nascondere. Il vero cambiamento, la vera conversione non è dichiarare guerra a ciò che non va in noi o negli altri ma abbracciare quella parte, così come fa Dio che ci ama per tutto ciò che siamo.

Don Paolo Quattrone

La prima cosa da chiedere al Signore è di saper far pace con noi stessi e questo non vuol dire giustificarsi o essere superficiali ma è imparare a guardarci così come Lui ci guarda mentre spesso cadiamo nel tranello che il demonio è sempre pronto a tenderci che è quello di pensare: “io non vado bene!” e aggiungerei anche: “questa cosa non doveva accadere o non dovrebbe esserci in me o negli altri!”.

Quando compare un problema, una crisi, un imprevisto, un contrasto con noi stessi o con gli altri possiamo fare due cose: dichiarare guerra oppure accogliere. Pensate nelle relazioni in casa, sul lavoro, con le persone, è normale ed umano che vi siano tensioni ed incomprensioni, possiamo però decidere di entrare in trincea per eliminare la questione oppure affidarla a Dio e passare al dialogo, accogliendo, ascoltando, accettando, perché quanto accaduto sta rivelando qualcosa che va affrontato e non negato o nascosto.

La stessa dinamica funzionerebbe anche tra le nazioni, molti conflitti si potrebbero evitare se si accogliessero i problemi, le differenze di vedute e si dialogasse per trovare un compromesso, dove fondamentale è che ogni parte rinunci a qualcosa.

Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma si può ammirare il dipinto dal titolo, Ettore e Andromaca (1924) realizzato da Giorgio De Chirico (1888-1978). E’ stato un artista innamorato della pittura classica portando però le sue opere oltre, dando vita ad una corrente metafisica dove tutto è enigma e mistero irrisolto. Il VI Libro dell’Iliade di Omero narra dell’incontro di Ettore con la moglie Andromaca che lo supplica di abbandonare la guerra contro Achille. La donna ha fattezze umane mentre l’uomo è un manichino spigoloso.

La pace è chiedere a Dio di aiutarci ad abbracciare le parti spigolose di noi stessi, degli altri e della vita imparando ad accoglierle.

Don Paolo Quattrone-red.laprimalinea.it

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